Il ruolo dei provider nel “new normal”

I futuri programmi di Welfare Aziendale (WA) sconteranno un “effetto Covid-19” che si tradurrà nel diverso orientamento che la funzione HR adotterà nel ridefinire il suo approccio al tema del benessere organizzativo.

I futuri programmi di Welfare Aziendale (WA) sconteranno un “effetto Covid-19” che si tradurrà nel diverso orientamento che la funzione HR adotterà nel ridefinire il suo approccio al tema del benessere organizzativo. È possibile ipotizzare per il futuro una crescita di domanda da parte dei dipendenti su temi basic: salute, sostegno al reddito, previdenza, conciliazione vita-lavoro, quest’ultima tanto più necessaria quanto più si diffonderà lo Smart Working.

Meno “commerciali” e più “sociali”
L’orientamento verso decisioni più lungimiranti rispetto ai bisogni reali farà sì che potrebbero trovare maggior spazio programmi più complessi e più efficaci sul piano del sostegno individuale e familiare, seguendo quelle finalità sociali che del resto giustificano il favor fiscale associato alle iniziative di WA. Questo scenario rappresenta una grande sfida non solo per le aziende (chiamate a minori dosi di semplificazione del processo di “lettura” dei bisogni), ma anche per i Provider. I più avveduti saranno necessariamente chiamati a ripensare la loro offerta e a riposizionarsi sulla base di una diversa strategia. Per i Provider è venuto il tempo di uscire dalla comfort zone del WA “commerciale” che è stato sin qui sostenuto dalla maggior parte di essi anche grazie alla proliferazione di erogatori di servizi di ogni tipo e di ripensarsi con nuove idee e soluzioni operative più coerenti con lo scenario che si sta delineando.
Su questa linea Welfare4You si sta muovendo ormai da tempo coerentemente al suo approccio attento alla realizzazione di servizi “sartoriali” che non solo considerano con estrema attenzione le necessità dei singoli beneficiari dei Piani di WA, ma amplia il suo orizzonte tenendo conto delle criticità delle fasi in cui gli interventi di WA si trovano rispetto all’environment nel quale l’impresa committente opera.

Provider “formativi”
Rispetto alla posizione dei clienti finali (i lavoratori beneficiari dei servizi di WA e i loro familiari) la ridefinizione del mix dei servizi deve partire dall’assunzione, da parte dei Provider, di una funzione di accompagnamento reale della platea degli end-user. Ormai da tempo, le ricerche ci hanno indicato la presenza di un triplice bias che grava sulle scelte dei dipendenti:

  • si trovano in una condizione di asimmetria informativa rispetto alle offerte tra cui devono scegliere, mancando di una corretta e completa conoscenza dei contenuti e dei diritti che il WA esprime. Si tratta di un bias particolarmente marcato proprio nelle fasce di popolazione aziendale più deboli e bisognose, sia per reddito che per grado di istruzione. Un tema che Welfare4You ha risolto con l’attivazione di percorsi formativi specifici (“Welfare Journey”);
  • soprattutto questi ultimi profili sperimentano anche una variante del digital divide applicata al welfare: l’utilizzo delle piattaforme utilizzate dai Provider non sempre e non a tutti risulta di immediato e agevole utilizzo, determinando un costo-opportunità che può portare a effetti di scoraggiamento (e dunque di utilizzo non razionale della scelta). Un aspetto sul quale Welfare4You ha lavorato con particolare efficacia realizzando una piattaforma la cui user-experience esprime un comfort di servizio particolarmente evidente e riconosciuto dal mercato;
  • al tempo stesso non hanno una completa visuale sui propri bisogni di welfare: rischiano così di sottovalutare, in particolare, la progressione nel tempo di tali bisogni, assumendo spesso una visuale a corto raggio che può spingere ad un utilizzo non ponderato dei benefit basato su logiche d’impulso. Anche in tal caso Welfare4You, con l’attivazione dei percorsi formativi prima ricordati, interviene positivamente aiutando la più razionale allocazione delle risorse disponibili.

Se il WA è anche una manifestazione di libertà nella costruzione del proprio benessere, è altresì vero che il grado con il quale tale libertà si esprime è funzione del livello di consapevolezza con la quale essa si esercita tramite le scelte che consente di compiere. In altri termini, si pone qui la distanza esistente tra modelli individualizzanti che trattano il lavoratore come individuo isolato, lasciandolo solo nella scelta e modelli personalizzanti in cui il lavoratore definisce le proprie opzioni dentro una relazione che lo abilita a scelte maggiormente razionali e che permette al servizio di essere co-definito dalla persona stessa, similmente all’originario approccio di co-progettazione che adottiamo con l’azienda cliente nel disegnare la piattaforma più coerente con il suo specifico Piano di WA. Senza un corretto assessment dei bisogni della persona e una successiva presa in carico, con finalità di orientamento, il WA perde molte delle sue valenze prospettiche e se ne riducono i “ritorni” (in termini sociali e in termini d’impatto organizzativo) che dovrebbero, invece, costituire l’outcome sperato tanto dai beneficiari degli interventi che dalle aziende che li pianificano.


Provider come “Hub”
Quanto alla relazione tra Provider e aziende clienti è a nostro avviso essenziale immaginare un ampliamento dei servizi di supporto al WA che farà emergere gli operatori più strutturati non già (e non solo) come fornitori di un portale, ma come veri e propri partner del cambiamento che la ripresa delle attività ed il WA porterà con sé nel cd. “new normal”.
In tal senso i Provider potrebbero essere considerati non soltanto come semplici “aggregatori” e distributori dell’offerta dei diversi servizi di WA inseriti in piattaforma, ma come veri e propri hub nei quali le aziende potranno rintracciare ulteriori soluzioni destinate ad accrescere il valore dei loro programmi di WA amplificandone la portata rispetto ad alcuni obiettivi strategici (di “clima”, di produttività, di innovazione, ecc.). L’attività dei Provider potrà, così, accrescere il valore aggiunto ottenibile con (e dal) loro ruolo nella “filiera” organizzativa dell’azienda committente, anche attraverso l’attivazione di partnership che potranno ampliare la gamma dei servizi offerti, espandendola a settori disciplinari sin qui sostanzialmente trascurati dalla maggior parte dei player del settore.
Questo effetto hub potrebbe anche avere un secondo, fondamentale versante: quello di sviluppare offerte maggiormente attente alla logica del “chilometro zero”, come forme al tempo stesso di sostegno della capacità di spesa della persona e di supporto a un’economia locale in grave difficoltà. L’approccio di Welfare4You, basato sulla customizzazione della rete dei prestatori di servizio cui possono accedere i lavoratori, va proprio in questo senso grazie alla massima disponibilità nell’attivazione di convenzioni “locali” verso le quali il nostro sostegno si esprime nell’assenza di fee di intermediazione.

Quali servizi per il WA di domani
Di come i servizi di people care qualificheranno maggiormente l’offerta dei servizi di WA abbiamo già detto in un precedente blog, ma pensando a come questi potranno essere organizzati in futuro (nella logica dell’hub di cui s’è detto) diventa possibile immaginare un raggio d’azione esteso anche ad iniziative direttamente assumibili dai datori di lavoro e quindi non limitate unicamente a ciò che potrà essere prescelto via web dai singoli lavoratori. Si pensi, ad esempio, al ruolo che potranno avere realtà che esprimono competenze scientifiche sin qui poco coinvolte dalla maggior parte dei Provider e in futuro, invece, sempre più considerabili come necessarie proprio perché, anche attraverso quei saperi, passerà il benessere organizzativo e la qualità del lavoro.
È il caso, ad esempio, della formazione sulla prevenzione e sull’adozione di corretti stili di vita (da porre adesso in sinergia con le linea-guida aggiornate al tema del rischio biologico pandemico) o del ruolo ricostruttivo che potranno svolgere gli psicologi del lavoro (tornare in ufficio dopo la segregazione in casa, il collegamento web ininterrotto e la condivisione di molte altre fonti di stress – non solo domestiche – non sarà certo facile, anche perché ciò che attende i team aziendali non sarà più il familiare ambiente di lavoro, ma un contesto in parte diverso e stravolto dalle necessità imposte dalle misure anti-contagio).
Diventeranno indispensabili percorsi più articolati di coaching e di counseling (anche sanitario) non più lasciati all’eventuale acquisto isolato dei singoli, ma inquadrabili nell’ambito di strategie aziendali di reale supporto basate su programmi strutturati che potranno poi essere agganciati anche ad altri obiettivi coerenti al contesto generale, come il re-skilling (individuale e di gruppo) e le politiche di active ageing. Su questi temi molte sono le soluzioni che possono essere gestite online, anche sfruttando la nostra piattaforma di erogazione dei servizi previsti dal piano di WA.

Credit: per la redazione di questo testo ci siamo ispirati al Cap. 6 (“I Provider come hub di innovazione sociale”) dell’e-book di L. Pesenti e G. Scansani, “Welfare Aziendale: e adesso? Un nuovo patto tra impresa e lavoro dopo la pandemia” (Vita e Pensiero, 2020).

Post relativi alla stessa categoria